martedì 26 giugno 2007

Le città più vivibili.


Classifiche e studi di questa o quella rivista o università, di solito americane, mi lasciano spesso indifferente. Nella maggior parte dei casi mi chiedo perché ci abbiamo perso tempo e quale ne possa essere l'utilità. Ho trovato, però, un articolo che mi ha offerto qualche spunto di riflessione.
da "lastampa.it"

La "bella vita" si fa all'estero.

Nessuna città italiana nelle classifica delle top 20 nel mondo.

LONDRA. Non c’è nessuna città italiana nelle classifica delle top 20 nel mondo. E neanche nessuna città statunitense, con l’eccezione di Honololu. In testa Monaco, seguita da Copenaghen e Zurigo. Tra le prime 20, due città spagnole (Madrid e Barcellona, rispettivamente al decimo e al tredicesimo posto); due svizzere (Zurigo e Ginevra, al terzo e al ventesimo), le altre capitali scandinave, Helsinki e Stoccolma, al sesto e all’ottavo.Nello stilare la classifica, realizzata dal settimanale «Monocle» e pubblicata sull«International Herald Tribunè, sono stati utilizzati non solo gli indici di valutazione tradizionali, ma soprattutto quei fattori che «possono fare fare la bella vita oppure renderla un inferno»: ovvero la qualità di scuole, ospedali, aeroporti e treni, la tolleranza verso le diversità, il livello del crimine, la facilità con cui si trova qualcosa da bere in piena notte. [...]


Eh sì, oramai il nostro non è più il Bel Paese, almeno per le caratteristiche necessarie alle città moderne. Non che non me lo aspettassi. Anzi, mi sembra che questo studio sia abbastanza condivisibile. Sorprende che tra i due paesi al mondo che possano vantare due città nella top 20 ci sia, insieme alla Svizzera, la Spagna, con le sue due metropoli, Madrid e Barcellona. Sempre presenti in questo tipo di classifiche le città del Nord Europa Scandinavo, da tutti ricosciute come organizzate e vivibili. Forse dovremmo iniziare a riflettere sul fatto che per rendere una città vivibile non basta vivere di rendita con le bellezze artistiche lasciateci dai nostri antenati, ma guardare al futuro. E così le nostre città non reggono il confronto sul piano dei servizi, trasporti pubblici, sistema sanitario e scolastico.

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