mercoledì 27 febbraio 2008

Non è un paese per vecchi


A parte il brutto titolo italiano, traduzione troppo letterale dell'originale americano, che non invita certo il pubblico a vedere il film, le premesse perché sia un successo, l'opera dei Coen, ci sono tutte. Registi affermati, buon cast, una sceneggiatura ripresa dal romanzo di un affermato scrittore. Premesse, dal mio punto di vista, in parte tradite. Quello che emerge nel film è una certa superficialità nell'affrontare i temi trattati, nonostante qualche monologo qua e là tenti di dare un senso al titolo, tra uno schizzo di sangue e l'altro. Troppo compiacimento tecnico da parte della regia. Il troppo indugiare su paesaggi, bellissimi per carità, e sui primi piani degli attori, rende il film ancora più ripetitivo di quanto già non sia un susseguirsi di assassini senza il minimo senso. Ma forse è proprio questo il senso che volevano dare al film, un'assurda sequenza di azioni incomprensibili, folli. Se questo era il messaggio, è arrivato. Eccome. Chi desidera una vicenda compiuta e uno scorrimento logico, guardi qualcos'altro. Chi ama lo "splatter" e il sangue resterà forse deluso, perché la violenza c'è, al limite del disumano, ma non vi si indugia troppo. E' talmente ripetuta da dare assuefazione, da non risucire a colpire più. Tommy Lee Jones sotto tono, ma forse il ruolo era infelice, mentre svetta un Bardem spietato e impassibile, che riesce a rendere in maniera inquietante la normalità della pazzia.

giovedì 21 febbraio 2008

Cloverfield

Le idee di fondo probabilmente non sono originalissime, c'è chi ha citato Blair Witch Project, Godzilla e Star Sheep Troopers, ma chi le ha messe insieme ha ottenuto un risultato interessante. Il film è interamente girato con una telecamera a mano, le immagini sono mosse e sfocate, spesso nauseanti. New York è il contesto preferito per ogni pellicola catastrofista, con la statua della libertà e i grattacieli della Grande Mela, un'icona di tutti gli Stati Uniti. Una normale serata tra amici, filmata con l'oramai immancabile, nell'era si Youtube, telecamera amatoriale, si trasforma in una corsa contro il tempo per salvarsi dall'evento catastrofico che si abbatte sulla città. Dal quotidiano al surreale, insomma, utilizzando le riprese home-made, per rendere il tutto più verosimile. Ma da questa trovata stilistica ha origine un film scontato e a tratti inguardabile. Per gran parte del film si riesce a capire poco, e si deve per lo più immaginare. Ma è probabile che sia meglio così.

martedì 5 febbraio 2008

Questa Pazza Pazza Italia!!


A volte mi sembra di provenire da un altro pianeta, tanto mi sento fuori contesto nella realtà italiana. Sono alcuni eventi delle ultime settimane a riportare a galla questa sensazione. Mi riferisco a notizie che per giorni hanno invaso e stanno invadendo le pagine dei giornali italiani. Cominciamo da caso "Sapienza". Per giorni tutti i giornali e telegiornali italiani hanno riportato la notizia del Papa, al quale sarebbe stato impedito di pronunciare un discorso, in un evento al quale era stato invitato dal Rettore della Sapienza, in coincidenza con le celebrazioni per l'inaugurazione della prima università della Capitale. La superficialità con cui vengono trattati alcuni argomenti nei mezzi di comunicazione italiani è sconcertante. Nessuno si è sentito in dovere di chiarire come siano andate veramente le cose. O almeno lo hanno fatto in pochi, non certo l'informazione "mainstream". Ma andiamo con ordine. Gli eventi che hanno scatenato la polemica a metà gennaio risalgono ai Novembre 2007. All'annuncio da parte del rettore dell'università La Sapienza, di aver invitato il Pontefice Benedetto XVI per una lectio magistralis nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico, risponde con una lettera aperta il professor di fisica Marcello Cini, sul Manifesto. Il professore spiega le ragioni per cui gli pare inappropriata la presenza del Papa nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico. E' appunto questo il punto che in pochi hanno sottolineato. Il problema non era l'invito al Papa, ma la circostanza in cui si sarebbe dovuta svogere la visita. Letta la lettera sui giornali, oltre 60 professori delle facoltà scientifiche dell'università inviano al rettore una lettera, in forma privata, nella quale si esprime la loro vicinanza alle posizioni espresse da professor Cini. Tutto si conclude qui, fino alla settimana prima dell'evento in questione. Un quotidiano nazionale pubblica la lettera dei 67 professori della Sapienza e si scatena un putiferio di polemiche. Si parla di censura preventiva, di non lasciar parlare il Pontefice. Dopo alcuni giorni di rimbalzi della questione sui media e dopo il verificarsi di alcune manifestazioni di appoggio ai professori firmatari, da parte di alcune associazioni studentesche, arriva il comunicato della rinuncia della Santa Sede. Il Papa non parteciperà, non vuole creare problemi nell'università A questo punto continua il tam tam mediatico, che afferma che al Papa "è stato impedito di parlare". I fatti dicono che è stata una scelta del Papa, che evidentemente non gradiva le tensioni venutesi a creare, non un'imposizione da parte di qualcuno. Credo che al pontefice sia capitato altre volte di parlare in luoghi dove non tutti gradivano la sua presenza, quindi non vedo dove fosse il problema. La questione posta sulla libertà di parola non è mai stata posta all'inverso. I professori hanno espresso il loro dissenso all'invito del rettore ed erano liberi di farlo. Così come il Papa era libero di partecipare, e non farlo è stata una sua decisione.
L'immagine che tutto il mondo sta avendo dell'Italia in questi giorni è quella di un paese sommerso da i rifiuti. Per fortuna non è dappertutto così, se è vero come è vero che la regione Veneto sta studiando una pubblicità, progresso verrebbe da dire, per sottolineare che il Veneto non è la Campania. Ma il problema dei rifiuti è molto più generalizzato e diffuso di quanto si pensi, non riguarda solo il popolo campano, in "emergenza" ormai da 15 anni. Anche in altre regioni, come nel Lazio, la situazione rischia di farsi pesante. La colpa, checchè se ne pensi, non è da imputare al povero ministro Pecorario Scanio, da molti additato come colpevole, ma a ritardi che si sono protratti negli anni, sotto ogni tipo di governo. Forse qualche responsabilità in più, nel caso specifico, ce l'hanno i dirigenti regionali campani, ma il problema è di più ampio respiro. Sono anni che in Italia non si portano avanti politiche che favoriscano il riciclaggio, lasciate a iniziative di qualche sindaco virtuoso. Sono anni che si va avanti credendo che si possa continuare con questi ritmi di consumo e con questi sprechi. E i tanto mitizzati inceneritori, non sono certo la panacea di tutti i mali, come in molti vogliono farci credere.