martedì 5 febbraio 2008

Questa Pazza Pazza Italia!!


A volte mi sembra di provenire da un altro pianeta, tanto mi sento fuori contesto nella realtà italiana. Sono alcuni eventi delle ultime settimane a riportare a galla questa sensazione. Mi riferisco a notizie che per giorni hanno invaso e stanno invadendo le pagine dei giornali italiani. Cominciamo da caso "Sapienza". Per giorni tutti i giornali e telegiornali italiani hanno riportato la notizia del Papa, al quale sarebbe stato impedito di pronunciare un discorso, in un evento al quale era stato invitato dal Rettore della Sapienza, in coincidenza con le celebrazioni per l'inaugurazione della prima università della Capitale. La superficialità con cui vengono trattati alcuni argomenti nei mezzi di comunicazione italiani è sconcertante. Nessuno si è sentito in dovere di chiarire come siano andate veramente le cose. O almeno lo hanno fatto in pochi, non certo l'informazione "mainstream". Ma andiamo con ordine. Gli eventi che hanno scatenato la polemica a metà gennaio risalgono ai Novembre 2007. All'annuncio da parte del rettore dell'università La Sapienza, di aver invitato il Pontefice Benedetto XVI per una lectio magistralis nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico, risponde con una lettera aperta il professor di fisica Marcello Cini, sul Manifesto. Il professore spiega le ragioni per cui gli pare inappropriata la presenza del Papa nel giorno dell'inaugurazione dell'anno accademico. E' appunto questo il punto che in pochi hanno sottolineato. Il problema non era l'invito al Papa, ma la circostanza in cui si sarebbe dovuta svogere la visita. Letta la lettera sui giornali, oltre 60 professori delle facoltà scientifiche dell'università inviano al rettore una lettera, in forma privata, nella quale si esprime la loro vicinanza alle posizioni espresse da professor Cini. Tutto si conclude qui, fino alla settimana prima dell'evento in questione. Un quotidiano nazionale pubblica la lettera dei 67 professori della Sapienza e si scatena un putiferio di polemiche. Si parla di censura preventiva, di non lasciar parlare il Pontefice. Dopo alcuni giorni di rimbalzi della questione sui media e dopo il verificarsi di alcune manifestazioni di appoggio ai professori firmatari, da parte di alcune associazioni studentesche, arriva il comunicato della rinuncia della Santa Sede. Il Papa non parteciperà, non vuole creare problemi nell'università A questo punto continua il tam tam mediatico, che afferma che al Papa "è stato impedito di parlare". I fatti dicono che è stata una scelta del Papa, che evidentemente non gradiva le tensioni venutesi a creare, non un'imposizione da parte di qualcuno. Credo che al pontefice sia capitato altre volte di parlare in luoghi dove non tutti gradivano la sua presenza, quindi non vedo dove fosse il problema. La questione posta sulla libertà di parola non è mai stata posta all'inverso. I professori hanno espresso il loro dissenso all'invito del rettore ed erano liberi di farlo. Così come il Papa era libero di partecipare, e non farlo è stata una sua decisione.
L'immagine che tutto il mondo sta avendo dell'Italia in questi giorni è quella di un paese sommerso da i rifiuti. Per fortuna non è dappertutto così, se è vero come è vero che la regione Veneto sta studiando una pubblicità, progresso verrebbe da dire, per sottolineare che il Veneto non è la Campania. Ma il problema dei rifiuti è molto più generalizzato e diffuso di quanto si pensi, non riguarda solo il popolo campano, in "emergenza" ormai da 15 anni. Anche in altre regioni, come nel Lazio, la situazione rischia di farsi pesante. La colpa, checchè se ne pensi, non è da imputare al povero ministro Pecorario Scanio, da molti additato come colpevole, ma a ritardi che si sono protratti negli anni, sotto ogni tipo di governo. Forse qualche responsabilità in più, nel caso specifico, ce l'hanno i dirigenti regionali campani, ma il problema è di più ampio respiro. Sono anni che in Italia non si portano avanti politiche che favoriscano il riciclaggio, lasciate a iniziative di qualche sindaco virtuoso. Sono anni che si va avanti credendo che si possa continuare con questi ritmi di consumo e con questi sprechi. E i tanto mitizzati inceneritori, non sono certo la panacea di tutti i mali, come in molti vogliono farci credere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La parola emergenza è all’ordine del giorno.. i rifiuti, la malasanità, l’inflazione…
Per non parlare della parola crisi… politica, economica, giuridica.
Credo che aggiungersi alla schiera di chi grida “al lupo al lupo” serva a poco o niente. Si cade sempre nel rimpallo delle responsabilità: è colpa del governo, no della popolazione, no del sindaco, no dei verdi, no di quelli di destra sempre pronti a mettere su un comitato civico che si oppone…
senza considerare le vere vittime: quei poveri napoletani che continuano a lavorare e a cercare di togliere i giovani dalla strada e dalla camorra e che continuano a pensare che un futuro per Napoli c’è, nonostante l’immagine della città sia rovinata a livello planetario.