mercoledì 16 aprile 2008

Juno


Il film non si presenta bene, almeno in Italia, se a sponsorizzarlo è quel simpaticone di Giuliano Ferrara, il sedicente laico, scopertosi all'improvviso fervente credente. Ma come spesso accade, è soltanto strumentalizzazione. Il film non c'entra quasi nulla con la battaglia ideologica e moralista portata avanti dal partito del direttore del "Foglio". Meglio, quindi, lasciar perdere l'attualità italiana e far parlare il cinema. Questo film, che ha ottenuto il premio come miglior film alla festa del cinema di Roma ed uno Oscar per la sceneggiatura, è delicato, poetico ma al tempo stesso crudo e ancorato alla realtà. La ragazza protagonista, che rimane incinta, del suo ingenuo e imbranato ragazzo, e decide, supportata dai genitori, di prodeguire la gravidanza, per dare in adozione il bambino, è quanto più lontano si possa immaginare dall'eroina romantica. Agisce d'istinto, trasportata dalle sue emozioni, ma è sempre lei a scegliere il suo futuro e quello del suo inaspettato bambino. Il film è toccante e divertente, non banale nelle dinamiche tra i personaggi e soprattutto è un elogio alla libertà di decisione della donna sul suo corpo. Juno non decide di tenere il bambino perché convinta dalla ragazzina che distribuisce volantini anti-abortistici davanti al consultorio, ma perché sente che quella è la cosa più giusta per il suo modo di essere. E la libertà di scelta si esprime a tal punto da voler essere consapevole del futuro che attende suo figlio con i genitori adottivi, da lei scelti ed "esaminati" personalmente. Forse una maturità eccessiva per una ragazzina dell'età della protagonista, ma la storia non perde per questo di verosimiglianza né di forza espressiva. Accurata la regia e mai banali i dialoghi, è un film da vedere senza pregiudizi e liberandosi dagli orpelli morali e moralistici che, su questi temi sembrano sempre più spesso imprescindibili.

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